Monografie: Marco Levi Bianchini



Levi Bianchini, uomo, medico, soldato, una scoperta inaspettata di un personaggio singolare, eclettico e carismatico.

marco_levi_bianchini Un’altra storia minore che permette al lettore di avvicinarsi, tramite un’esperienza vissuta, alle sofferenze fisiche e psicologiche di migliaia di soldati coinvolti dalla macchina della guerra nelle sue sfaccettature più cruente e nascoste. Interessato alle problematiche legate alle malattie neuro psichiatriche causate dalla guerra, Levi Bianchini si trova ad operare come ufficiale medico in prima linea, poi nei posti di medicazione avanzata sul Carso ed infine come direttore dell’Ospedale da Campo 246. L’esperienza maturata al fronte gli da’ l’impulso definitivo per affrontare lo studio della psicopatologia post-traumatica bellica.
Negli anni di guerra e successivamente, pubblicherà diversi saggi tra i quali Il coraggio in guerra e in pace, in Il Manicomio, 1917; Il senso della morte e il senso dell’orrore durante la battaglia, in Quaderni di Psichiatria, 1919.
La ricerca del perché e del come la guerra poteva produrre sull’essere umano effetti così devastanti, di come comprenderli e trattarli, oltre all’innata curiosità personale in materia, hanno guidato il suo operato per tutta la durata del conflitto e oltre.

Levi ha lasciato un’enorme eredità di saggi e scritti sulla psicanalisi e sui disturbi post traumatici da guerra, ma è il suo diario che fa emergere il suo modo di essere, un diario che dal 24 agosto del 1915 giunge al novembre del 1918, in un continuo di annotazioni, analisi, pensieri, di stati d’animo che lo investono e lo turbano sia come medico che come uomo, infatti davanti alla sofferenza dei soldati feriti, amici o nemici che siano, scrive: “Io non posso piangere e vorrei morire per sottrarmi allo strazio”.

Racconta con dovizia di particolari le sue esperienze al fronte, dall’interrogatorio di un prigioniero austroungarico a quando raccoglie alcune primule gialle del San Michele da mandare alla moglie Nella, ma sono la morte e la sofferenza che occupano la maggior parte del suo scritto.

Un personaggio con una personalità indubbiamente complessa in grado di conservare la sua umanità sia nelle decisioni che si vede costretto a prendere durante il suo servizio come medico al fronte, che al cospetto dei militari feriti bisognosi, nelle cure e nel supporto morale, accompagnandoli molte volte nei loro ultimi attimi di vita tra la paura della morte ed i pensieri per la moglie o la mamma a casa.

Il diario diventa così uno strumento per fotografare una realtà inaspettata e densa di contraddizioni in cui il bene si mescola con il male, tra violenza, odio e compassione in quell’esteso disordine organizzato che è la guerra.


Per informazioni scrivere a Enrico Trevisani