Monografie: Mario Poledrelli, “S. Marco 1917”



mario_poledrelli Mario Poledrelli nasce a San Niccolò d’Argenta il 17 luglio 1893, figlio dell’amore, da Silvia Poledrelli. Ebbe un’infanzia grama, ed una adolescenza stentata.
Egli si proclamava un anarchico militante. Autodidatta, si era da solo formata una cultura rudimentale.

Il 30 aprile 1913 emigrò a Milano in cerca di lavoro e per dimenticare un amore infelice. A Milano frequentò gli ambienti sociali più disparati, visse alla meglio, guadagnando quel tanto che era appena necessario per non morire. Conobbe Benito Mussolini, ed una volta rientrato a Ferrara nell’estate del 1914, per misura di pubblica sicurezza, divenne il corrispondente del “Il Popolo d’Italia”.
Entrò a far parte della Commissione di Controllo della Camera del Lavoro, diventando l’animatore della causa interventista tra le classi più umili. Egli aveva una sua visione dell’interventismo: bisognava combattere per l’entrata in guerra dell’Italia a fianco delle nazioni della Triplice Intesa in nome della rivoluzione sociale (nasce il concetto di guerra “preludio di rivoluzione”).
Egli credeva che la grande crociata antigermanica segnasse la fine del militarismo mondiale e l’inizio degli stati uniti del mondo: doveva essere quella, la guerra contro la guerra. Scrisse su vari giornali, specializzandosi in roventi corrispondenze di pretto stampo mussoliniano, su “L’Internazionale”, il “Gazzettino Rosa”, “La Guerra Sociale” ribadendo con forza la premessa rivoluzionaria del suo interventismo.
Egli scriveva: “Interventismo come crociata contro il feudalesimo, contro la moderna civiltà capitalistica che invano combatte il rivoluzionario avvenire”.

Nell’inverno 1914-15 si costituì a Ferrara il Fascio d’Azione Rivoluzionaria e la segreteria venne affidata al Poledrelli. Egli assunse la guida di tutte le organizzazione sindacaliste, studentesche, antimoderate e anticlericali della città promovendo le manifestazioni per l’entrata in guerra dell’Italia. Il 10 Aprile 1915 Poledrelli è fra i firmatari di una “Dichiarazione” in cui molti esponenti interventisti pongono l’ultimatum al re, affinché scelga fra guerra e rivoluzione. Si trova incriminato per attività sovversiva; una nuova accusa lo colpisce il 29 aprile, quando, durante un corteo, i manifestanti impongono violentemente la chiusura dei negozi cittadini in segno di protesta. Poledrelli viene accusato di istigazione, processato e infine assolto per non avere commesso il fatto.

Dichiarata la guerra, quantunque in condizioni cagionevoli di salute (le improvvise febbri che lo assalivano) si arruolò nel Corpo Volontari Ciclisti Automobilisti di Ferrara. Questo corpo, non essendo idoneo alla moderna guerra, venne sciolto, ed egli col grado di caporale combatté nel 206° Reggimento di Fanteria della Brigata Lambro.

Nel mese di maggio 1916 fu inviato sull’Altipiano di Asiago, nella zona tra il Ghertele ed il monte Costesin a contrastare l’avanzata austro-ungarica della Strafexpedition. Le giornate della offensiva austro-ungarica, descritte da Poledrelli in alcune pagine particolarmente vivaci ed espressive del suo diario, ci delineavano de visu un momento storico – militare che ha riempito le pagine di decine di testi.

Il giorno 20 maggio scrive: “Verso le 10 siamo partiti per la prima linea. Vi siamo arrivati alle 2,30, stanchi e digiuni … Alle 4 abbiamo fatto l’assalto che si è ripetuto una seconda volta”. Poi il giorno dopo annota: “Giornata terribile, questa … Monfortino è un nome che suscita la rabbia in corpo per non averlo potuto conquistare … Date le ultime rabbiose fucilate al nemico corro al camminamento … Nella fuga abbiamo avuto sempre alle spalle la mitragliatrice nemica e un cannoneggiamento terribile … Siamo arrivati al di là del vecchio confine. Purtroppo mi si è stretto il cuore osservando che tante e tante vittime si erano immolate inutilmente. Le balze del Trentino erano coperte di morti e di sangue nostro”.
Conclude il diario scrivendo: “Si prosegue la ritirata del nostro reggimento. È quasi tutto decimato. Saremo in tutto 200. Durante la marcia mi ha preso la febbre. Il Capitano medico mi ha fatto un’urgenza d’entrata all’ospedale. Qui si chiude la fase eroica della mia vita. Si riaprirà? Speriamo che sì”.

Venne ricoverato a Como e tornò al fronte nell’estate del 1916 nella zona di Gorizia.
Appena arrivato al suo battaglione scrive ad un amico: “Io sono qui di fronte alla vittoria, ho visitato quelle posizioni conquistate dai miei gloriosi commilitoni … ti scrivo dalla prima linea. C’è odore, qui, di polvere e di vittoria”.

Il 1 Novembre sul monte San Marco, un forte bombardamento austro-ungarico determina il crollo della ridotta in cui sta di guardia Poledrelli; egli resta sepolto in stato di svenimento per due ore e viene ritrovato a fatica. Nel gennaio 1917 in procinto di partire per la prima linea scrive: “Parto per la terza volta nella zona della morte, della gloria, con la medesima serena fede della prima volta”.
Durante la 10° Battaglia dell’Isonzo, nel maggio 1917, partecipò agli assalti contro la posizione detta “Dosso del Palo”, ed è su questa posizione che il 4 giugno 1917, durante un contrattacco per la riconquista di un tratto di trincea perduto, egli venne colpito mortalmente da una pallottola in fronte. Il suo corpo non venne più trovato, forse sepolto nello stesso campo di battaglia da una granata.